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domenica 16 giugno 2013

Berlino, Stella ricostruisce la storia

La porta di Brandeburgo, a Berlino.

L'architetto vicentino chiamato a ridisegnare il castello degli Hohenzollern, simbolo della Germania militarista.


La posa della prima pietra di un grande progetto urbanistico si trascina spesso dietro un po' di retorica. Se poi il grande progetto riguarda la ricostruzione di un castello prussiano nel cuore della vecchia capitale del Reich, il rischio è quasi inevitabile.
VIA ALLA RICOSTRUZIONE. Berlino ha cominciato ufficialmente il 12 maggio la ricostruzione dello Stadtschloss, la residenza cittadina degli Hohenzollern, edificata nel 1442 per i marchesi del Brandeburgo, poi ampliata e trasformata nel 700 in dimora reale per Federico I di Prussia, quindi danneggiata dalle bombe della Seconda guerra mondiale e, infine, demolita dal regime della Ddr nel 1950, perché simbolo della Germania militarista.
Al suo posto, Erich Honecker fece costruire il palazzo della Repubblica, un grande edificio in stile realsocialista, a sua volta abbattuto dopo la riunificazione perché zeppo di amianto.
MEMORIA STORICA. In cinque anni verrà così riempito l'ultimo grande vuoto nel centro storico di Berlino, alla fine del viale Unter den Linden, tra il Duomo e l'isola dei musei.
In controtendenza rispetto alla ventata avveniristica che ha accompagnato la riurbanizzazione della capitale dopo la caduta del Muro, in questo caso si è deciso di recuperare un pezzo della memoria storica della città: nessun edificio ultramoderno ma la reinterpretazione di un palazzo storico, adattato alle esigenze di una Repubblica senza più imperatori.

Stella, un architetto italiano per restituire la memoria a Berlino


A restituire a Berlino uno spicchio della sua identità perduta è stato scelto un architetto italiano, il vicentino Franco Stella, vincitore nel 2008 del concorso pubblico lanciato dopo un decennio di furiosi dibattiti.
ANTISTAR VICENTINO. Riservato, poco abituato alle luci dei riflettori, più avvezzo alle aule universitarie che ai cantieri, Stella è una specie di anti-star che ha battuto tutti presentandosi come outsider e vincendo a sorpresa il concorso per essersi attenuto più dei concorrenti alle rigide prescrizioni: tre facciate richiameranno esattamente lo stile barocco precedente, la quarta è stata reinterpretata nello stile razionalista del Palladio, uno dei modelli di riferimento dei suoi lavori.
ANTICO E MODERNO. Una mescolanza di antico e moderno che si ritrova anche nel disegno degli spazi interni, che verranno utilizzati dalla fondazione Humboldtforum per realizzare un museo, una biblioteca e un centro per il dialogo fra le culture da integrare con il vicino complesso dell'isola dei musei. Dopo la ricostruzione di una parte della Potsdamer Platz affidata negli Anni '90 a Renzo Piano, è toccato ancora una volta a un architetto italiano sanare una ferita urbanistica nel cuore di Berlino. Niente male per un Paese che attualmente soffre molte difficoltà a mantenersi competitivo sul piano internazionale in tanti settori.
DIALOGO TRA LE CULTURE. Così, nella cerimonia per la posa della prima pietra, Stella si è ritrovato gomito a gomito con il presidente della Repubblica Joachim Gauck, patrocinatore del progetto: «Un evento organizzato non tanto per calmare le polemiche mai sopite sull'utilità di ricostruire un edificio del passato», ha scritto la Berliner Zeitung, «quanto per ribadire le ragioni dei tenaci fautori del progetto: l'Humboldtforum sarà un luogo per il dialogo delle culture, verrà utilizzato dalla fondazione del patrimonio culturale prussiano per esporre in chiave moderna la collezione di oggetti della cultura extraeuropea e per organizzare eventi e manifestazioni sul tema del confronto culturale nelle sale interne del castello, trasformate in piazze al coperto aperte ai cittadini e ai turisti».

La fine dei lavori per il castello è prevista per il 2018

Gli edifici della Potsdamer Platz di Berlino, costruiti dopo la caduta del muro.
(© Getty Images) Gli edifici della Potsdamer Platz di Berlino, costruiti dopo la caduta del muro.
È probabilmente il nervo scoperto del rapporto della Germania (e di Berlino in particolare) con il suo passato ad aprire le dighe della retorica multiculturale per giustificare quello che altrove viene ricostruito senza troppe polemiche: Varsavia ha riavuto nel 1988 il suo castello reale raso al suolo dalle truppe naziste nel 1944, Dresda ha festeggiato nel 2005 il ritorno della sua Frauenkirche distrutta nel raid aereo del 1945, Vilnius ha appena ricostruito il castello abbattuto nel 1801 dagli zar di Russia e, nella vicina Potsdam, fervono i lavori per il castello di città, distrutto anch'esso dalle fiamme dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
«Ma migliaia di monumenti storici sono stati restaurati o ricostruiti nel corso dei secoli», ha detto Stella a margine della cerimonia, difendendo il progetto berlinese, «e se non fosse stato fatto, le città europee sarebbero molto diverse da quello che sono e non rifletterebbero quella identità storica che le rende così straordinarie».
VALORE URBANISTICO. In particolare lo Schloss di Berlino, per l'architetto vicentino, ha uno specifico valore urbanistico: «È l'elemento di misura attorno al quale è stata costruita tutta l'area circostante, dal Duomo all'Altes Museum di Karl Friedrich Schinkel, dai palazzi storici sulla Unter den Linden fino alla Porta di Brandeburgo, la cui collocazione è in prospettiva perfetta con il castello. Senza lo Schloss, tutto il resto rimane privo di legame urbanistico».
La convinzione dei fautori della ricostruzione, che sanno di navigare controvento, è che una volta che il castello sarà tornato al suo posto (la fine dei lavori è prevista per il 2018), anche gli scettici si convinceranno della bontà del progetto.

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